I costi di produzione
I costi di produzione sono l’insieme degli oneri che un’impresa sostiene per la realizzazione di un prodotto o l’erogazione di un servizio.
Introduciamo subito un’ovvietà: l’obiettivo di qualunque impresa è comprimere i costi di produzione il più possibile, così da massimizzare i guadagni.
In realtà, per fare ciò è necessario comprendere la struttura dei costi di produzione sostenuti.
Non tutti i costi hanno la stessa natura: alcuni possono essere limitati, altri invece sono in larga parte incomprimibili.
Di conseguenza, la loro classificazione corretta fa la differenza quando si tratta di valutare la redditività dei prodotti.
La verifica regolare dei costi di produzione sostenuti per l’attività è necessaria per assicurare l’uso efficiente delle risorse e garantire un processo decisionale efficace, in ogni momento.
Pensiamo al lancio di un nuovo prodotto, oppure a un inaspettato aumento delle materie prime.
Ci aiutano i moderni sistemi di contabilità, che forniscono una gran quantità di dati sui costi di produzione.
Costi variabili, costi fissi e costi totali
E’ intuitivo capire come i costi, prima di tutto, cambino in base al volume di produzione.
Secondo questo criterio, abbiamo due categorie:
- i costi variabili: sono direttamente legati al volume di produzione e maturano solo in presenza di una produzione.
Il costo variabile per eccellenza è la materia prima; - i costi fissi: sono per lo più costanti e quindi indipendenti rispetto alla quantità prodotta.
Un esempio è il costo dei macchinari usati per la produzione; un altro sono le retribuzioni del personale impiegatizio, che lavora per l’azienda nel suo complesso.
L’incidenza dei costi fissi sui costi totali diminuisce man mano che aumenta la quantità prodotta e raggiunge il suo minimo quando l’azienda sfrutta al 100% la sua capacità produttiva.
Questa classificazione, sebbene molto diffusa, è eccessivamente semplificata. Nella realtà, è difficile trovare solo costi variabili o costi fissi: più spesso si hanno dei costi misti, che sono in parte fissi e in parte variabili.
La scomposizione dei costi nelle componenti fissa e variabile si rende indispensabile per individuare il punto di equilibrio economico, o break even point.
Per equilibrio economico intendiamo il livello di produzione in cui i ricavi di vendita sono uguali ai costi totali (dati dalla somma dei costi fissi e variabili). In questa situazione, il risultato economico dell’attività è pari a zero.
Un’impresa che vuole ottenere profitto dovrà quindi riuscire a vendere sul mercato un volume di prodotti superiore a quello di equilibrio economico.
I costi di produzione nelle aziende industriali
Nella produzione industriale, soprattutto quella su larga scala, la determinazione del costo di prodotto è un procedimento complesso. La contabilità aziendale si concentra sulla distinzione fra costo del prodotto già venduto e del prodotto disponibile a magazzino.
Fatta questa premessa, possiamo operare una distinzione fra:
- costi industriali, ossia tutti i costi sostenuti per trasformare le materie prime in prodotti finiti. I costi industriali si raggruppano a loro volta in costi diretti, attribuiti direttamente al prodotto realizzato, e in costi indiretti o generali, attribuiti al prodotto attraverso dei criteri di riparto.
Un esempio di costi diretti sono le materie prime, mentre per ciò che riguarda i costi indiretti si pensi ai costi di manutenzione del reparto produttivo; - costi non industriali, cioè tutti gli altri costi di esercizio. Fra questi ricordiamo i costi logistici e di trasporto, il sistema qualità, i costi promozionali e le provvigioni di vendita.
Nei mercati attuali, le aziende rilevano una prevalenza di costi non industriali; di conseguenza i sistemi di contabilità industriale si sono evoluti verso altre metodologie di calcolo.
Una di queste viene definita Activity Based Costing (ABC) e prevede l’attribuzione dei costi alle attività aziendali (che consumano risorse), anziché ai prodotti. Tali costi sono attribuiti ai prodotti in un passaggio successivo, sulla base delle attività necessarie alla loro produzione.
I costi di produzione nelle aziende di servizi
Nelle aziende di servizi vi è una maggiore presenza di costi di struttura, quindi di natura indiretta. Si parla, più precisamente, di costi indiretti operativi.
I servizi erogati possono essere molti: non è semplice trovare dei criteri di riparto efficaci per l’attribuzione dei costi. Un aiuto può arrivare dall’assetto organizzativo: più i servizi sono erogati da strutture dedicate, maggiore è la facilità di attribuzione dei costi.
I costi standard
Capita spesso nelle aziende, sia industriali che di servizi, di utilizzare un altro concetto di costo quando vi è necessità di fare valutazioni preventive: i costi standard.
Cosa si intende?
I costi standard sono ottenuti con una previsione del costo di un prodotto o servizio erogato, nell’ipotesi di condizioni operative normali (o teoriche).
Essendo valori stimati, la loro verifica è possibile solo a consuntivo della produzione, quando sono calcolati i costi effettivi.
Tipicamente, i costi standard sono impiegati per:
- l’elaborazione del budget aziendale, nello specifico il budget di vendita;
- le misurazioni di redditività dei prodotti fatte durante l’anno;
- le valutazioni di progetti aziendali.
La definizione dei costi standard viene fatta, di solito, una volta l’anno.
Nel calcolo sono inseriti elementi di cautela, in modo da non trovarsi a fine esercizio con dei costi effettivi più alti di quelli previsti.
L’utilizzo dei costi standard è più agevole per le aziende che operano in mercati stabili, in presenza di variazioni dei prezzi lente e prevedibili. Al contrario, affidarsi ai costi standard in mercati molto dinamici comporta un rischio elevato per la redditività attesa.
Costi di produzione, prezzi di vendita e redditività
Riprendiamo un concetto già espresso nei precedenti paragrafi.
Un’azienda che vuole ottenere un profitto avrà bisogno di conseguire ricavi di vendita superiori ai costi totali (fissi più variabili).
Per fare questo deve:
- individuare il volume di prodotto superiore a quello di equilibrio economico;
- vendere a un prezzo superiore al costo unitario di prodotto.
Riguardo al primo punto, già affrontato nei paragrafi precedenti, aggiungiamo un concetto.
Le aziende, in genere, sostengono sia costi fissi che variabili. Quello che cambia è la proporzione fra le due grandezze.
In particolare, man mano che aumentano i costi fissi, l’azienda ha bisogno di vendere volumi via via crescenti di prodotto per ottenere profitti.
Ci soffermiamo ora sul secondo punto.
I criteri per la definizione dei prezzi di vendita sono molti e più o meno sofisticati a seconda del mercato di riferimento e della dimensione aziendale.
Nelle realtà aziendali più piccole, dove vi è necessità di semplificare i calcoli, un metodo diffuso per stabilire il prezzo è quello del mark-up.
Il mark-up
Il mark-up è un ricarico percentuale che viene applicato al costo totale e poi sommato a esso. Facciamo un esempio, ipotizzando un mark-up del 50%:
- costo: 10
- mark-up: 10×50% = 5
- prezzo di vendita: 10+5=15
Il metodo del mark-up è diffuso anche in quelle realtà di dimensioni medio-grandi dove la gamma prodotti è molto ampia. In quel caso, è utile avere un criterio molto semplice per stabilire i prezzi di vendita.
Il limite principale del metodo è che non tiene conto né dei prezzi praticati dai concorrenti, né della sensibilità al prezzo da parte degli acquirenti.